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Ho dormito un po'
con la penna in mano
ho inciso le righe
della pagina
e ho atteso
di ridere
ridere
ridere.
Sono salva!
Il nulla che alberga nella mente,
prende possesso dello spazio
e questo verso che non significa altro
che di inutile non c'è mai abbastanza.
Questo piacere
che si muove con il mio respiro
è musica
nel primo tiro di sigaretta
è il letto caldo di inverno,
sono io che galleggio
che mi asciugo sdraiato al sole
è un bacio sul mio polso
è dentro
è qualcosa che prende parte
che faccio tutti i giorni
tutto il giorno
eppure è tanto poco che non basta.
Questo piacere è
condividere
la mia lingua
con la tua,
è vivere
mentre parlo con te.
La mia paura diviene leggera pensandoti
non tu solo sei poeta
tutti quanti lo siamo
tutti
indistintamente
viviamo di versi gaudenti
come altro posso dirlo?
ognuno
tu
sei pieno di versi
implodono se rinchiusi
ma guardali
come sono lieti
non devono sussurrare parole all'orecchio
basta che escano
non servere prendere una penna
basta che escano
e poi ridono
non sanno cos'è un artista
a loro basta uscire
con la mia paura
divenuta leggera
pensandoti
Chi distingue tra il bene e il male
io tra il vivere e il non vivere
non si debba mai fuggire il dolore
ma piuttosto il non ridere
che non sia un'alternativa
un rifugio al soffrire
fino alla morte dobbiamo evitarlo
o esso stesso sarà morte in vita
E a me occorre scrivere
e poi poter dire "l'ho scritto!"
Questa menzogna vive su un fraintendimento
non si tratta di un amore o di un'attrazione
ma di una gemma che nacque dal tuo corpo
in sterilità
al riparo da fissazioni e definizioni
E quelle volte in cui mi sembra di protendermi così avanti
tu solo dalle radici mi tieni salda
ma è così che mi permetti di sentire
l'odore delle stelle
Non siamo come amanti
che necessitano vicinanza per toccarsi
ma più mi allontano da te
in corsa verso l'oceano di galassie
e più ti sono vicino
più mi rannicchio sul tuo ventre caldo
e più mi sei lontano
Non mi sono mai sentita così parte di qualcuno
Questa foresta
che mi lasci accarezzare
davvero mi pare mia
riconosco i suoi sentieri
li cerco meglio senza occhi
Ed eccola qui
quella parola che scordai
perchè nel giungere sulla lingua
cadde prima sulla tua barba
e lì
trovandosi a casa
vi rimase
Se l'artista è il palombaro che si immerge
dimentichi di dire
che il mare sono io
l'abisso è dentro il mio addome
dove ho ingurgitato
innumerevoli menti,
là
più sotto dei corpi
della povera gente
che morì del mio giudizio superficiale
e i pezzi di navi
smembrate dalla furia che agitò una vendetta
vi scendono i palombari,
in ricerca
sotto l'orrore
la loro meraviglia
è la mia meraviglia
è la meraviglia dei fari
che investono di luce
nient'altro che me
Se dici era meglio
hai perso
quel Dio dentro l'anima
che raccoglie
meraviglia
l'hai zittito
con un lungo srotolarsi di immagini
Se dici era meglio
non è meglio
non correggi quello che vorresti correggere
non ripari quello che vorresti riparare
Se dici era meglio
un'alba è stata creata davanti ai tuoi sensi
ma tu pensavi ad altro
Nessuno potrà smentire
che bisognava ucciderlo
finchè si era in tempo,
perchè ero dentro il tempo
ma là dentro non era un prima,
adesso che non faccio più in tempo
è solo più prima
Con un urlo straziante
la donna partorisce
ed io con lo stesso urlo
scarnifico questo frammento dal mio braccio.
Ma se nessuno l'ha visto
nessuno l'ha sentito
se nemmeno io mi sono guardato
chi può dire che sia davvero accaduto?
Ci hai convinto che pioveva
perchè hai aperto l'ombrello.
Abbiamo cercato l'ordine
non c'è
non c'è mai stato
eppure la vita funziona lo stesso
che sorpresa
che vanto si fa la natura di esserti davanti
davanti e di dietro
disassembla il tempo
e si tiene un istante,
questo qui
L'avvocato discutendo i dettagli
non si accorgeva del moto terrestre,
definiva situazioni
ma non i pezzi di universo.
E' così pericoloso starti accanto
sono troppo piccola
per rendermi conto che ti muovi
Siate totali nell'essere dentisti
assicuratori
vagabondi,
legalizzate la droga e poi convinceteci a smettere
alcuni smetteranno.
Sempre c'è da vivere l'infinito presente
persuasi invece che salutando questo mondo
rivedremo la nostra esistenza
per organizzarne gli eventi,
per conoscerne il senso
finalmente.
Ma l'attesa sarà solo inganno
anche la morte è infinito presente.
Quando tutto è assassinato
e nascosto da montagne di corpi
anche la rabbia muore
abbracciata alla vanità
così
paralitico
svuotato dai visceri
aperta la calotta cranica
sei chiamato a dare
quel piccolo pensiero scritto a dieci anni
sei chiamato a darlo
quella melodia studiata a lungo
anche quella sei chiamata a darla.
Dici che loro hanno molto da dare
tu no
loro
noi
non importa
la tua rima infantile
se la tieni è solo una rima infantile
ma se la dai
diventa una sinfonia imponente
il tuo piccolo dolore
ora è il dolore di tutti
e la gente fa la fila per sentirlo
per mangiarsi le tue mani
per bere i tuoi occhi
e vedere
di nuovo.
Perchè chiedere
ne è valsa la pena
se non è stata una pena
se è tutto a posto
dove non ci sono posti
Sì
scrivimi lì
sulle palpebre chiuse,
li vedi i miei occhi
che si muovono veloci?
Non sto dormendo
sono le fate che litigano
Nella mia testa c'è una tromba che suona in sordina
è la mia timidezza esuberante
che non può dire la sua gioia
e neanche il suo dolore
è la mia testa che cerca di contenerla
è il mio cuore che non sa amare
nella paura di vedersi
corre furioso
inciampa
povero mezzo cuore.
Ma se quella tromba potesse suonare
neanche la sentireste
al primo suono le vostre orecchie
già sanguinerebbero
Tirerò un sasso
per riuscire a dormire
scaglierò una freccia
un aereo
farò precipitare una bomba atomica in mezzo all'oceano
un filo luminoso di caos
che prima di cadere
disegnerà una libellula,
solo quella mi farà riposare
Mi hai chiesto di riflettere su quanto mi ami
e su quanto sei disposto a sacrificarti
Mi hai chiesto di pensare intensamente a cosa mi perdo
a cosa non ho mai avuto
e mentre parlavi
ci pensavo sai?
Ci pensavo alla tua ridicola fissazione
uguale
alle mie ridicole fissazioni
E mi sembrava di essere quell'uomo che guarda me
che proclamo con ostinazione
la mia patetica ossessione.
Una tonnellata di parole.
Se fossi poeta scriverei un sonetto
per tutti noi che ci consumiamo
Ma non c'è davvero niente che somigli lontanamente all'amore
in un pensiero che subdolamente ti suggerisce
di pensare a me
solo a me
a quanto mi sei indifferente
a quanto non ti sono indifferente.
Dimmi, cos'è la vera salute?
Quella che possiede chi bene sta con i suoi beni, il benestante.
è questa vera salute?
Una famiglia che non si odia ma neanche si ama
(di questi tempi, quanti omicidi!)
o se si ama o si odia è in maniera freudiana
con equilibrio e sorriso celebra il cauto avvenire dei figli
è questa vera salute?
E che vuole che le dica, migliaia di ricercatori lavorano ogni giorno per allungarmi la vita,
io però non lo desidero, l'avrà desiderato qualcun altro
è questa la vera salute?
E allora fuggire lontano dove nessuno mi conosce
un'altra opportunità, è giovamento per l'uomo, un'altra opportunità
ovvero nessuno sa che ho già fatto quegli sbagli e ancora mi elogiano
è questa la vera salute?
Ogni uomo è alla disperata ricerca della vera salute,
qualcuno che mi vede grandioso
e si riconosce in me altrettanto grandioso
nessuno è più inadeguato
nessuno è più originale
smettono di scavare il suolo degli altri per far emergere il loro
smettono il sacrificio di guadagnare e comprare vestiti
scoprirsi così maledettamente ricchi da donare a chiunque,
agli altri uomini, ognuno del suo.
Ma alcuni hanno paura di spogliarsi,
anziché godere del calore cominciano a patirlo, a sudare
e subito eliminano la fonte irraggiante,
e gli altri, visto ciò, hanno paura di far soffrire altri uomini
e smettono di donare
tornano a nascondere la propria ricchezza
e a far finta di essere poveri.
Non esiste davvero mediocrità
se non quella di chi l'ha deliberatamente scelta
senza essere tratto in inganno,
senza aver ricevuto del falso,
e costoro sono veramente pochi
così pochi che li definirei SPECIALI.
Nella mediocrità non si ama,
nella mediocrità c'è solo malattia,
malattia che ti consuma.
Un fiore è bello?
Allora voglio un giardino pieno di fiori,
lotterò con tutto me stesso per averlo,
solo questo ho imparato,
questo e una sua variante,
non aspettarti fiori troppo magnifici se non vuoi essere infelice
ci vuole moderazione.
Vi dirò, i fiori marciscono
e quando succede il loro puzzo è nauseabondo.
Ammiro la tua salute
e allo stesso tempo capisco che anch'io l'ho avuta
ma l'ho venduta per comprare malattia,
ti guardo
e allo stesso tempo per la prima volta vedo un riflesso e non mi riconosco
sono bello,
sono ricco,
sono Io.
La mia vera salute è farmi migliorare da te
ecco perchè ti cerco,
ecco perchè ti guardo e mi guardo riflesso.
Così mi convinsero
“Ti vendo un sogno di felicità, questa è la sola strada dell'uomo del nostro futuro,
la felicità si sogna, si spera intensamente e si sogna”
“E quanto costa?”
“Il sogno costa la tua felicità. Ma solo per oggi! È in offerta speciale”
E lo stesso accadde quando Dio amò gli uomini
e gli uomini vollero fare lo stesso
ma non sapendo amare
studiarono i comportamenti divini
e li scrissero come fossero istruzioni,
inventarono la morale
e sicuri di fare la volontà di Dio
obbligarono tutti gli uomini a praticarla.
Ma alcuni videro Dio e capirono l'inganno
e subito lo urlarono all'umanità
invano
e da quel giorno fu proibito guardare Dio.
Concedono un solo modo di essere speciali:
speciale è colui che riesce più degli altri a essere uguale agli altri
e io ho sempre perso.
E poi Lisa, che scrisse quel tema
“Perché la nostra generazione è infelice”
vinse, e io di nuovo persi.
L'uomo è condannato a sofferenze e patimenti.
Ah quanto siete stati raggirati!
E cosa avete imparato da queste?
Avete forse approfittato dei periodi di grazia e prosperità per essere felici?
Tutti gli uomini possono esercitare la loro potenza nel creare
ma quanti lo fanno?
E di questi, quanti con sincerità?
Anche questo piccolo meraviglioso perfetto formicaio
venne strappato da una draga
con la scusa che serviva posto per piantare altri fiori
fiori dal profumo soffocante.
Ora
non hai idea di cosa io stia dicendo
e ti sembro uno di costoro
che tengono soluzioni
accanto al portafoglio
e questo perchè il tuo collo è diventato così corto
che non può più volgere la testa verso l'alto
e nemmeno verso il basso
Non puoi più guardarti
Non hai idea di cosa ci sia sotto la camicia
Non conosci nulla se non il prezzo dei tuoi vestiti
e il tessuto dei tuoi vestiti,
la fattura dei tuoi vestiti
e il loro marchio di fabbrica,
non li togli mai quei vestiti
neanche per dormire
neanche per fare la doccia
neanche per giacere con una donna.
Io non posso darti nulla
hai già così tanto
che l'oceano di fronte a te si sente in imbarazzo
Ma non sai di cosa parlo
non hai idea di cosa io stia dicendo.
Oggi vivremo tutti un altro giorno
chi con astio e chi con inerzia
chi con entrambe.
A coloro che vi incitano ad arrivare in cima, rispondete
Io sono la cima!
Io sono la cima e i piedi della montagna perchè
Io sono la montagna!
Migliaia di poeti te lo dissero prima di me
e io e te possiamo aggiungere bellezza al loro canto
o forse ti hanno convinto
che non puoi,
che sei stonato,
che il canto è per chi canta?
Sì, eccoti,
anche tu puoi scrivere della vera salute
anche tu puoi smettere la ricerca della cura
non da domani
o dall'anno nuovo
non ti serve di aspettare
perchè
non hai nulla da aspettare.
Come le so tutte queste cose?
Guardandoti
Con dolcezza e languore
scavo una fossa
abbracciato dalla terra
intorpidito dalla morte
Sono io o forse l'amore
a scansare la vecchiaia
scavando una fossa,
ma non per questa o quella donna,
per un rifiuto
o un desiderio,
non per lacrime
non per distanze
né per stupidi lamenti.
Siamo solo io
e l'amore
a nasconderci da una responsabilità.
Il mondo della possibilità,
per alcuni vasto
per altri piccolo
per me si chiude sul tuo cuore.
Il possibile è solo te
o chi sia altrettanto te,
che sieda scomodo sulla vita,
se ne stia su una barca
e ami alla maniera divina.
Farsi avanti e farsi soli
Farsi acqua più leggera dell'aria
e spingere il fumo dentro le case
Farsi altro
Spingere il fumo da dove è venuto
SOFFOCATE
Tanta gioia è sostenuta dai tuoi zigomi
pare che per questo tu li abbia modellati
ora lo so, quando ci rivedremo non più.
Ti chiederò a che servono i tuoi zigomi
questa è davvero dimenticanza
ma io lo negherò,
riconosco i tuoi zigomi,
la gioia,
il modello,
il modello del tuo volto,
gli zigomi della gioia,
questa è davvero dimenticanza.
Se ci rivediamo mi dici
“non so se ti ricordi dei miei zigomi”
questa è davvero dimenticanza
e allora scrivo per l'eterno:
La gioia è difficile da sostenere
ma non dai tuoi zigomi.
Godo di ciò che leggo
e ancor più che non sia letto dai miei insegnanti,
certi che il godimento è superficiale,
l'amore incivile,
la vita, non nel programma.
Torno bestia con ciò che leggo
finalmente riposo,
e mi dispiaccio chi ne fa uso istruttivo;
colpa dei nostri antenati
che sporcarono anche questo piacere
di moralità.
L'umore mi rimbambisce
il sogno mi incattivisce
non ho chiesto nessuna vacanza
per curarmi il carattere.
Nel vedermi fermo davanti alla porta
obiettarono di essere istruiti
e noiosi
ma in maniera diversa
ai noiosi filosofi,
ai noiosi vanitosi,
ai noiosi che non c'erano.
Avessi potuto dire
quanta solitudine per accudire
un figlio non mio,
partorito dalla tua lingua
insieme a mille altre promesse,
avessi potuto spiegare
che non volevo quel cordone ombelicale
quelle mani umidicce
e giovani.
Ma aspettavo
e quando non aspettavo soffrivamo
insieme
ognuno per se stesso.
Venne un'alba plumbea
prima della mezza stagione
bordata di neve,
scendeva a grappoli attorno al sole.
Vuota di grandiosità
la natura vi assisteva.
L'uomo
reso insano dalla paura
non volle farci caso
perchè in attesa del lavoro
preferiva speranzoso dormire.
Ed io
perduto il sonno
piansi un poco
per chi non era venuto
e preso il violino
scrissi un preludio
e da quel giorno fui celebre.
Chi non scrive non legga nemmeno
e chi non patisce si attardi a venire.
Chi non ozia non mangi nemmeno
e chi non ha visto non veda più per primo,
non cerchi esperienza,
non viva affatto.
E chi cavatosi gli occhi,
corre impazzito,
emorragico,
smetta di correre;
non c'è modo di fuggire da se stessi.
Ecco che si incammina per una meta,
per incontrare quell'uomo
e trovare finalmente quel se stesso
che gli dev'essere restituito
in quanto anch'egli uomo di questa vita
che ha venduto la madre
per pagare il viaggio
e ora rivuole anch'essa,
fine, inizio e scopo.
Ed ecco che un giorno incontra quell'uomo
ma va avanti comunque
perchè non è sicuro che sia proprio lui
che il giorno sia proprio quello
che l'ora fosse proprio mezzogiorno
che all'incrocio ci fossero due strade
che le scarpe vadano messe stando seduti sul letto
che più avanti ne incontrerà uno ancora meglio
o forse
una donna.
E quell'uomo era foglia,
e poi acqua,
poi respiro,
vipera,
aghi di pino,
profumo di muschio,
resina secca,
sabbia grigia.
E quel giorno,
quel giorno era carne putrida.
Ce ne sono cento di soli
in certi giorni
che sorgono a suon di trombe,
elefanti infuriati
che riempono la terra dei loro barriti
e cadono
precipitando
dentro folle di urla,
si abbracciano
non conoscendo il pudore,
si mischiano e generano un alito
fetido,
errabondo
che stravince su di me
affacciato al burrone
Ma certi giorni
nel mio orecchio
solo una zanzara
La mente regala prodigi
e guadagna ciò che spende
in misura esatta
dei pensieri che ha usato.
E se questo non ti è noto
ancora nulla hai visto
dell'abisso della poesia,
ancora credi che per immergerti
non devi respirare,
ancora credi che per immergerti
devi saper nuotare.
L'abitudine voluttuaria del genitore
di dire al figlio che ha sbagliato.
Ho sentito che le catene son sempre catene
e mica si rompono,
se era la seconda intenzione del padre
realizzare la sua vita in quella del primogenito
aspetterà una terza nascita
dopo la sua,
quella della prole
e quella della prole della prole.
Così inevitabilmente
ciò che non gli piace
ogni uomo lo imparerà da un altro.
Ho contrattato
con una divinità
per avere quel rimpianto,
migliore di tutti gli altri, originale,
portava la tua firma
incollata sotto un foglio.
Hai scritto
“E' tuo”
ma non lo era,
neanche la tua bocca larga
hai voluto darmi,
dici che ti serve
a cambiare le abitudini degli uomini in follie.
Immaginalo così,
come un piccolo bambino che ti cresce nella testa
e nascerà per portare chissà cosa
a questo vecchio libro.
Io chiedo un po' di indifferenza
per me
che srotolo il filo rosso.
Un capo lo tengo io,
all'altro capo
senza ragione alcuna
ci sei tu.
La differenza
è che io ci credo.
Tutte le volte in cui
ho venduto la mia bassezza
come altezza
non ho mancato
di lavorare tanto a quest'arte,
la sola che possiedo.
Così
se non riesco ad ingannarti,
specialmente te
che quando nacqui mi vidi nudo,
voglio solo non farmi trovare
e poi lamentarmi che non mi hai trovato.
Mi chiedo
chi sei di domenica.
Io
un malato autocommiserante.
Blocco dell'imitatore
si chiama,
se non mi rispondi
non posso farlo neanch'io.
Tutto quell'esercizio quotidiano,
e i sacrifici,
sterminati lentamente
da quest'arida attesa,
non mi lasciano altro che le stesse parole
che ripeti
e ripeti
e ripeti
sperando di ucciderti:
“Forse
domani”
La mia lingua a forza di morsi
non riesce più a bere
o a fumare.
Emette solo gemiti
che esprimono constatazioni
sulla volta di pallide stelle sotto la città.
E' il momento
del lamento
del tormento,
mento
mento
mento.
Non si può dire
quel pezzo di cuore lacerato
che arranca
La miseria
della morale
si aggrappa alle carotidi
con insana maleducazione.
E così,
bloccato contro il muro,
intravedo in basso
gradi di semplicità
tra i piedi e il pavimento.
Le mie parole
misere
come rami nell'inutile tentativo
di non essere radici,
una folta chioma
per celare il mio sguardo che spia
le tue pene,
per provare ad imitarle
ed essere un po' meglio
dei ceppi marci che affondano nella terra.
Ma una volta ti ho visto indicarmi
la potenza
del fiorire ogni giorno.
Un ciclo
il ricircolo della Giustizia
dal centro alla periferia
nutre i ricchi
e i poveri che nutrono i ricchi
da capo
cambio il flusso
ma sempre dentro,
la svolta
non oltre il muro,
se salto
lo rifaccio senza saltare,
l'inizio è una sorpresa sempre vecchia.
Il circolo virtuoso incontra il circolo vizioso,
altro non so immaginare.
L'anima
creatrice
inghiottì dentro al suo stomaco di luce
la volta danzante degli astri
e li moltiplicò nelle forme
forgiando se stessa
nel Libro della Vita
che fu dato ad un uomo
che seppe solo scriverci un lamento.
Sì,
sì che mi hai inspirato,
lo spavento del condannato a morte,
quell'enorme urlo straziante
che schiaccia a terra i miei passi
pesanti
lenti
il dolore che soffoca
nel martirio
la sete
senza tregua
la carne lacerata
i visceri stretti in un legame di morte
afferrati da una lama rovente
che per maldestria non posso allontanare.
Essere,
come vorrei,
come il pensiero puro del mondo alle cinque di mattina,
quando mi sveglio
alle cinque di mattina
Le parole
nel mondo
che si accoppiano e fanno un figlio
che si accoppia e fa un altro figlio
e generazioni e generazioni di parole
che fanno un discorso,
e poi le parole qui
che si accostano a caso
e si accoppiano
con più entusiasmo
con più passione
ma non fanno figli,
non fanno discorsi
non invecchiano mai
e continuano ad accoppiarsi.
Allora se leggo
quel “ti amo tanto”
che è per lei,
non per me,
qui diventa
l'amo a T
che pesca tante ore
quante sono le campane
che suonano le otto
nella gabbia toracica in cui ho rinchiuso
la parte anteriore del cervello.
Ciò che uccide la conversazione
è questo abuso del verbo “dimenticare”
nessuno può dire cosa ha dimenticato
come se ricordare fosse una facoltà
dei più buoni
che hanno conservato
un po' di spazio
soltanto per te,
come se fosse una scelta
o un merito
o una costrizione.
La tua testa
la tua vita
ciò che stai pensando adesso
ciò che penserai tra poco
è solo un grande
immenso
unico
ricordare
e se ti togliessi unicamente questo
e tu non ricordassi più nulla,
l'oblio
come tanto invocano i poeti,
questo sarebbe il tuo unico pensiero:
“sono sveglio”
“no ecco, ora sono sveglio”
“finalmente sono sveglio”
“ecco, sono sveglio”
“sono sveglio”
Se non ci siamo rivisti fino a questo minuto
continuiamo a non rivederci,
è questo quello che vorrei dire,
meglio così.
La statistica dice che ho tentato
il destino si prende la colpa
e io fingo di non sapere.
Ho sempre colto le gioie di ogni piccola cosa
ma nel dolore non ho sofferto
e sono sempre fuggito.
Nessuno mi ha mai detto,
meglio così,
solo io
lo dico
a me stesso.
Sbagliare è permesso?
Lo sbaglio è un'azione seguita da una giustificazione
Dio non si giustifica
ecco perché non può sbagliare
Volto pagina e la leggo all'incontrario
per chiudere un capitolo.
Manco di rispetto alla bugia
di ogni notte
sull'esistenza delle lucciole.
Se ci fossero le raccoglierei in un unico punto
e illuminerei la luna
ora sì
e ora no,
ora gialla
e ora nera,
ora giusta
e ora giustiziata,
ora parte di un luogo comune
e ora le lucciole se ne sono andate.
Non importa,
se hai la testa piena di luce
di rumore assordante
di macchine che frenano
perché abbagliate dai fari,
e se non hai abbastanza luce
puoi mettere la luna dentro la testa
e aprire gli occhi
accecati.
Lo scontro migliore che ho avuto
ha reso talmente bello il mio passato
che ho solo più desiderato
che nulla mutasse.
Prima mi nutrivo del latte materno,
ora del mio.
Scrivere mi inorridisce
sui giornali non si parla altro che di scrittori morti
con senso informato
nonsenso ma consenso.
La fine giustifica il significato
quindi anziché scrivere
rubo.
Così non muoio la mia morte
ma la tua
e se hai scritto per me
non hai scritto per me.
E' questa la fine del confine della pagina,
l'origine,
dalla vetta si sale fino al mare
e si galleggia per non scivolare,
rischiosa la caduta orizzontale.
Entri in casa, scusa l'ordine
“casa” non va bene con “mia”
ma con “caso”, che stabilisce un ordine di volta in volta,
visto il tuo arrivo
si sposterà un po' più a destra.
Sei venuto a fare il bilancio,
allora ecco qua la bellezza
e poi non mi ricordo che altro c'è da bilanciare.
Saranno dieci anni, qualcuno di meno
faccio ancora l'esecutore
e ora finalmente ti eseguo
l'origine
alla fine del confine della pagina.